martedì 10 agosto 2010

Il diploma, l’università, il matrimonio.


Dopo aver deciso che preferivo non aver a che fare con i politici ero sempre decisa a cambiare il mondo scrivendo, possibilmente diventando giornalista. Credo che la mia idea di voler fare la giornalista dipendesse ancora molto dall’individualismo giovanile, ma mi diplomai e mi iscrissi alla università cattolica di Milano facoltà di economia e commercio. Perché non giornalismo? Non lo so, però ero bravissima in ragioneria ed economia e l’argomento mi piaceva davvero tantissimo. Sarò sincera: non credevo che mi servisse fare una scuola di giornalismo perché sapevo già scrivere. Eh, non c’è nulla di più bello della vanagloria dei venti anni; il mondo è tuo e nessuno riesce a metterti il dubbio che forse devi imparare qualcosa. Per me, imparare significava solo leggere, assimilare e sapere.

Però nel giro di un paio di anni mi ero sposata con l’idea che, comunque, io super woman, mi sarei laureata anche avendo dei bambini.

Diciamo che la mia vita è segnata da un certo numero di botti di testa contro i muri che mi hanno fatto cambiare direzione. Al secondo bambino capii che ci avrei messo un po’ a laurearmi. Intanto però avevamo stabilito che un piccolo paese, vicino al lavoro, era meglio di ogni altra cosa per allevare dei bambini mantenendo un po’ di libertà.

Nel prossimo post il primo incontro con la Lega nord e con Umberto Bossi.



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