Le mamme degli orsetti non sono orse. Le mamme degli Orsetti sono mamme che, pensando al futuro dei bambini, oltre al resto si sono prese a cuore il progetto della realizzazione della Padania.
Certamente, sono sempre stata una ribelle, a modo mio, al sistema. Sono cresciuta in un quartieraccio alla periferia di Milano, a Cesano Boscone, negli anni 70, con la consapevolezza di essere l’ultimo esemplare di una specie in via di estinzione. Nella mia classe, alle elementari, su 41 bambini eravamo in tre padani, poi c’era una bambina con il papà svizzero, una con la mamma tedesca e il resto arrivava da tutte le zone del meridione d’Italia. Anche la maestra non era padana: si trattava di una profuga "due volte profuga"; prima dalla Romania comunista in Istria e poi dall’Istria in Italia. La cosa che ricordo meglio di quella maestra era il terrore puro che aveva delle altre maestre sessantottine e di sinistra. Diventava bianca come uno straccio non appena le rivolgevano la parola. Invidiavo i miei compagni di classe, loro avevano tanti fratelli, mai meno di quattro, tanti zii, tantissimi cugini. Pensate che, cosa che allora per me era qualcosa di straordinario, nella mia classe c’erano anche zia e nipote, che avevano la mia stessa età. Anzi, la zia aveva un paio di mesi in meno del nipote. Io invece avevo un fratello solo, più piccolo, e solamente 5 zii e sei o sette cugini che vedevo abbastanza raramente perché abitavano dall’altra parte di Milano. Ce n’era abbastanza per fare di me una individualista tremenda, caparbia e ribelle. Difatti, in terza elementare, questo fu il giudizio che mi diede sulla pagella la maestra Istriana - Albanese:”Ilaria è rimasta l’alunna ribelle e disordinata di seconda classe. Non appena in classe si occupa di scrivere poesie, disegnare, scrivere e leggere senza seguire la lezione” A parte che con 41 bambini in classe di cui solo due parlavano in italiano (c’era anche la mia amica del cuore che in seconda elementare parlava solo in corsichese) c’era ben poco da seguire, la mia maestra aveva capito ben poco di me. Invece di riportarmi sulla strada dell’omologazione sociale, quel giudizio, che voleva essere negativo, mi fece sentire assolutamente orgogliosa di me stessa. Ecco questo fu il background della mia infanzia. A proposito della foto, la freccia indica la mia scuola elementare: non la vedete prchè non c'è. Le nostre classi erano all'interno di alcuni negozi affittati dal comune, che si trovano ancora proprio dove indica la freccia. Eh, fantastici anni 70...
Nessun commento:
Posta un commento