A me la questione fa un po' ridere perchè, persino quando ero piccola io, sui libretti delle assenze c'era scritto in due righe diverse "firma del genitore o di chi ne fa le veci". Non vi è nulla di strano nè di particolare. L'unica cosa ridicola e cercare di trasformare una dicitura comune in un momento di lotta per un diritto.
E' un po' come se si facesse un lotta per ottenere gli assegni familiari ( esempio che faccio a caso) e poi quando qualcuno fa notare che ci sono già, ci si mettesse a gridare:" Abbiamo vinto"
Viene da ridere.
La cosa però non deve degenerare perché la faccenda del genitore 1 e genitore 2 sembra aprire la strada alla possibilità di continuare la numerazione, e questa è una cosa che non va bene. Ci sono alcuni infatti che cercano la possibilità di condividere la patria podestà di figli avuti da un primo matrimonio con un secondo compagno o compagna.
Sia che la motivazione sia inconsapevole o meno,il risultato sarebbe uguale: porterebbe all'esclusione di fatto del genitore non convivente dalla vita dei figli, a favore di un genitore numero 3 che ne prenderebbe di fatto il posto. Insomma, quello cui sono contraria è il numero tre: cioè che un bambino si trovi ad avere legalmente tre genitori con patrie podestà condivise e questo vale sia per le coppie gay, ma soprattutto per le coppie etero di fatto, in cui magari dei genitori separati e che formano una nuova coppia tentano di estromettere il genitore non più convivente dalla vita dei figli, sostituendolo con il nuovo compagno.
Riguardo al secondo argomento ho un mio modo di vedere forse più articolato rispetto al tema generale e magari anche originale. So che un mio difetto è la caccia al particolare, ma credo che sia importante sottolineare alcune cose.
Sia chiaro, sono contraria all'adozione generica da parte delle coppie gay, ma lo sono anche per quella da parte delle coppie etero troppo anziane o che desiderano troppo intensamente un figlio, sono anche abbastanza contraria a trasferire i bambini da un posto all'altro ( nel caso dell'adozione internazionale) se non in casi particolari, o quando sono molto piccoli.
Sono fermamente convinta che l'adozione debba essere fatta su misura del bambino, e non su misura dei genitori e che la nuova situazione deve essere il più vicina possibile a quella della vecchia famiglia. A parte casi particolari, i bambini dovrebbero essere adottati da parenti, o dai padrini del battesimo e della cresima, se i genitori erano religiosi. Insomma devono rimanere nella loro cultura e nel loro ambiente, se questo gli garantisce l'affetto di cui hanno bisogno. E se fra parenti dei genitori ci sono dei gay, uno zio o una zia, cui il bambino vuol bene e che vogliono bene a quel dato bambino, non ci sono controindicazioni, una volta che il tribunale, come fa in tutti i casi di affido e adozione (in qualsiasi situazione), ha controllato che dal punto di vista morale e di vita sia tutto in ordine.
Dell'Affido invece vorrei dire che che bisogna sempre ricordare che non è l'adozione; anzi, se si sceglie e si diventa genitori affidatari, cioè coppie o famiglie che danno al loro disponibilità ad accogliere dei bambini la cui famiglia è temporaneamente in difficoltà, non si può essere famiglie che chiedono l'adozione.
C'è una enorme differenza fra l'affidamento pre-adottivo e l'affidamento temporaneo . Chi fa da famiglia affidataria temporanea, rinuncia consapevolmente alla possibilità dell'adozione nell'interesse delle famiglie dei bambini.
Anche gli affidi si fanno prima in famiglia e solo quando si sono escluse tutte le possibilità di restare all'interno dei rapporti e legami,ci si rivolge a delle famiglie estranee. IL motivo è sempre lo stesso, cercare di evitare ai bambini situazioni traumatizzanti e permettere loro continuare la loro vita in modo che i problemi dei genitori siano il meno influenti possibile sulla loro crescita. Quindi una coppia gay, se fa una vita adatta ad ospitare seguire temporaneamente un bambino e se il legame con la famiglia di origine è tale per cui il bambino si sente al sicuro con loro, non ci sono controindicazioni a priori al fato che abbiano il bambino in affidamento.
Questo però non rende la coppia gay adatta a diventare affidatari, cioè una di quel gruppo di estranei cui sono affidati i bambini che non hanno trovato all'interno dl loro alveo parentale qualcuno in grado di accoglierli.
Io non so bene cosa sia successo a Bologna al di là di quello che è stato scritto da giornali o dai media delle associazioni gay che hanno pensato di dar risalto al fatto che un bambina sarebbe stata data in affidamento temporaneo a una coppia gay.
Questo non l'ho detto durante la trasmissione, però lo dico adesso. Il fatto è stato divulgato e giustamente ha avuto le risposte che tale divulgazione meritava, ma è stato un gravissimo errore. I motivi sono molti: un di questi è che, se le cose sono andate come sono state raccontate, se per quella data bambina era stata trovata una soluzione soddisfacente e non traumatizzante affidandola a degli amici di famiglia gay, ora dopo il clamore il giudice potrebbe ripensarci, perché la bambina sarà identificabile e perché parleranno di lei. Quindi la diffusione della notizia si tramuterà in ogni caso in un danno per la bambina.
Un altro motivo è che la notizia ha scandalizzato moltissimo perché spiegata male, e ora tutti pensano che i giudici siano matti. Soprattutto lo penseranno quelle persone che sono in attesa di essere giudicate idonee all'adozione.
Quindi questa notizia danneggerà anche loro e il rapporto di fiducia che deve instaurarsi fra tutti quelli che collaborano alla riuscita di una adozione, che come si è già detto non è una cosa facile e può anche fallire.
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