giovedì 2 settembre 2010

La scuola, il tempo pieno, i suoi dogmi e, in mezzo, noi poveri genitori con i nostri bambini.

Quando sogni di avere un bambino, immagini anche tutti i momenti che passerai con lui, quando dirà la prima parolina quando imparerà a camminare, quando scriverà il primo pensierino, quando imparerà a fare un bel disegno, il primo giorno di scuola i libretti letti insieme e tanti bei momenti simili. Magari fai anche carte false e usi tutta la fantasia di questo mondo per trovare il modo di guadagnare e nel contempo avere il tempo di partecipare sempre alla vita dei tuoi figli.
Poi arriva il giorno che ti dicono che siccome tuo figlio ha sei anni e le altre mamme hanno un lavoro a tempo pieno dalle 8 alle 17, tu devi adeguarti e mandare tuo figlio a scuola con un orario a tempo pieno obbligatorio e mensa obbligatoria e se non lo fai o protesti non sei una buona mamma.
E tu, che ci hai messo tutto l’entusiasmo per essere un’iper mamma e che vorresti seguire tuo figlio in prima persona, ti trovi esautorata nelle tue scelte dalla scuola pubblica.
Per fortuna ora, con le riforme della scuola fatte negli ultimi anni non è più così. ma lo è stato per molto tempo.
C’era da litigare ogni giorno perché si era costrette, senza averne nessun bisogno, a lasciare i bambini a mensa. E se ti lamentavi le critiche erano enormi ed esasperanti.
Ora, però, si continua con questa storia del tempo pieno, facendolo passare come una esigenza dei genitori.
Beh, diciamolo, con coraggio: non è vero. I genitori non desiderano che i bambini stiano a scuola a studiare per 8 ore al giorno. I genitori che lavorano hanno bisogno solo di un servizio che li aiuti a organizzate le attività che loro, lavorando fuori casa, non riescono a far frequentare ai loro figli ( sport, nuoto, pianoforte, violino, judo e tutto il resto) e che intrattenga e sorvegli i bambini mentre giocano e che magari offre l’assistenza non obbligatoria per fare i compiti . Poi hanno bisogno che questo servizio duri fino al momento in cui almeno uno dei genitori torna dal lavoro, che non sia obbligatorio, e che sia una libera scelta. a questo proprosito faccio notare che la scuola a tempo pieno finisce alle 16,30 e gli unici genitori lavoratori dipedenti a tempo pieno che possono sicuramente essere fuori dai cancelli di scuola a quell'ora sono gli insegnanti o, al massimo, i bidelli.
La scuola è un’altra cosa. A scuola i bambini vanno per impegnarsi ed imparare, deve essere obbligatoria, ma poi ci vuole anche il tempo per sperimentare e soprattutto giocare.
Non avete idea del sollievo che dà lo scrivere apertamente queste cose.
Per anni questo argomento è stato tabù: da una parte c’erano i genitori che lavoravano e che avevano paura che venisse tolta loro l’unico servizio che gli garantisse anche se non del tutto un posto quasi gratuito in cui mandare i figli, e dall’altra c’erano le insegnanti cui invece pareva si volesse togliere il pane di bocca.

Ma la realtà è che fino i bambini a scuola non andavano per imparare, ma piuttosto per garantire il posto statale.

Ora, però le cose stanno cambiando, in meglio. Mi spiace per i precari che oggi stanno protestando perché vogliono un posto di lavoro pubblico e sicuro, ma se i bambini sono pochi, servono pochi insegnanti, e non si può usare i bambini per garantire loro dei diritti che non hanno
Questa volta ho trovato un alleato. Cito sempre dai famosi articoli pubblicati dalla Padania quest’anno:

“IL TEMPOPIENISMO ED I SUOI DOGMI
Poveri genitori: circuiti, usati per finalità più grandi di loro come truppe improprie mandate allo sbaraglio e poi nemmeno ripagate. Certamente la Lega Nord non vuole penalizzare le mamme che lavorano e la famiglia già schiacciata in tutti i modi, anche se proprio i suoi "schiacciatori" fanno finta di difenderla. Noi al contrario vediamo la scuola come un contenitore molto più vasto di quello attuale, aperto dalla mattina alla sera dove dal prescuola al curricolo obbligatorio, al doposcuola, con grande flessibilità ed aderendo alle esigenze di ognuno si sviluppa il lavoro formativo. Nella nostra visione prescuola e doposcuola diventano PRECLASSE E DOPOCLASSE. E sono al servizio di ognuno. Di ognuno? Meglio precisare, di ogni binomio alunno-famiglia: proprio questo binomio gli "intelligentones" stanno cercando di rompere da anni creando alleanze improprie costose e dannose tra Stato e bambino o alunno contro la famiglia. Anche l'enfasi sul bambino maschera spesso in realtà questo tentativo di separare il destino della "tribù" dei bambini dagli adulti familiari. Ciò avviene massicciamente sulle iscrizioni a scuola dei clandestini figli di clandestini e compare nelle proposte di legge per la cittadinanza basata sulla nascita nel territorio e in moltissime altre cose. Questa adozione dei bambini da parte dello stato contro i genitori è evidentemente impossibile ma intanto si creano tensioni assolutamente inutili, dannose e sempre costose e... confusione.

Ecco, queste erano proprio le cose che sentivo io come genitore, questa serie di articoli sta diventando davvero interessante.
E’ quello che desideravo io per i miei bambini: una infanzia leggera, dove la scuola è un luogo per studiare alla mattina nelle ore obbligatori , ma che il “di più”, cioè il dopo scuola e il prescuola siano dei servizi per chi ne ha bisogno, servizi di qualità, ma non un obbligo imposto per garantire un posto pubblico a persone che potrebbero benissimo fare anche qualcosa d’altro.

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